COSA E’… L’INSONNIA?


NOTA: 
Le informazioni pubblicate in questo e negli altri articoli non sostituiscono in alcun modo i consigli, il parere, la visita, la prescrizione del medico o dello psicoterapeuta

COSA E’ …L’INSONNIA

Il sonno è una funzione essenziale, come mangiare e respirare, un complesso fenomeno psicofisiologico che avviene in modo ciclico una o diverse volte nell’arco della giornata.

Quel che avviene nei periodi di sonno può essere descritto come la somma di una radicale modificazione della coscienza di sé cui si somma un relativo distacco dalla realtà.

Vi si associa poi una diminuizione dell’attività della maggior parte delle funzioni dell’organismo.

Rimangono però attivi il sistema cardiaco e quello respiratorio, che modificano però i propri ritmi, e l’apparato digestivo.

Il fabbisogno giornaliero di sonno cambia con l’aumentare dell’età, essendo molto elevato nei primi anni di vita e decrescendo nella vecchiaia.

L’insonnia è definita come “difficoltà nell’iniziare e/o mantenere il sonno” o come sensazione di “sonno non riposante”.

L’insonnia puo’ insorgere a qualsiasi età in conseguenza di cause di diversa natura – biologica, ambientale o psicologica. Si manifesta come difficoltà a prendere sonno, con frequenti risvegli durante la notte oppure risveglio troppo precoce al mattino, oppure come coesistenza di tutti e tre questi aspetti nella stessa persona. Inoltre potrebbe presentarsi come un sonno scarsamente riposante, anche se di durata sufficiente. Questo può essere dovuto all’insufficiente presenza delle fasi più profonde del sonno, oppure alla maggiore frequenza di risvegli di breve durata (che in una certa misura sono fisiologici).

Il sonno ha -molto probabilmente e come sembra intuitivo- il compito di farci risparmiare o recuperare le energie spese durante la veglia.

Le funzioni cognitive come memoria, attenzione e capacità di concentrazione, nonché affettive (depressione dell’umore e l’ansia) della persona che soffre di problemi di sonno si alterano di giorno provocando delle difficoltà nel funzionamento dell’individuo.

I dati epidemiologici rilevano che i disturbi del sonno sono molto diffusi, ma spesso sottovalutati e poco diagnosticati.

Insomnia

Insomnia

La classificazione dei disturbi del sonno (ICSD-2 dell’American Academy of Sleep Medicine, 2005) distingue i seguenti disturbi:

Insonnie sitazionali, dovute a stimoli o problemi esterni all’individuo, cioè a eventi presenti nell’ambiente in cui il soggetto deve dormire, o legati al suo periodo di vita. Da questo punto di vista, si distinguono le insonnie di origine ambientale, da altitudine, da adattamento, da insufficienza del sonno, da costrizione, su base associativa, da allergia alimentare e infine, da assunzione di sostanze.

I disturbi del sonno primari – l’insonnia primaria, l’ipersonnia primaria, la narcolessia, i disturbi del respiro correlati al sonno, i disturbi del ritmo circadiano del sonno, dissonie e parasonnie sono alcuni esempi di questi disturbi.

I disturbi del sonno correlati a malattie psichiatriche come disturbi d’ansia, depressione maggiore, disturbi maniacali o ipomaniacali e schizofrenia, che si manifestano in diversi modi a seconda della malattia psichiatrica.

Insonnia associata a malattie neurologiche, quando l’alterazione del sonno è dovuta alle modificazioni biochimiche nel sistema nervoso centrale.

Insonnia associata a malattie internistiche – casi in cui l’alterazione del sonno è connessa intrinsecamente alla patologia di base in modo tale che non può essere definita come situazionale.

Per quanto riguarda l’insorgenza, si distingue l’insonnia iniziale, centrale e terminale.

L’insonnia iniziale consiste nella difficoltà di addormentarsi, impiegando un tempo prolungato per prendere sonno.

Quella centrale si definisce come il verificarsi di risvegli durante il sonno, con episodi di veglia durante la notte nell’attesa di addormentarsi di nuovo oppure piu’ episodi di brevi risvegli. Insonnia terminale consiste nel risveglio precoce al mattino, senza riuscire a riaddormentarsi di nuovo e dunque riposandosi per poche ore durante la notte.

Inoltre esiste l’insonnia soggettiva, quando nonostante i dati oggettivi che mostrino la sufficiente e regolare durata del sonno la persona comunque sente di aver dormito male e/o poco.

Per la durata invece l’insonnia si classifica in transitoria, di breve durata e di lunga durata. Transitoria consiste in episodi di insonnia che durano per pochi giorni, solitamente nei momenti di uno stress forte o una malattia.

Insonnia di breve durata insorge nelle situazione stressanti come, ad esempio, un lutto oppure una malattia e che dura per qualche settimana.

Infine l’insonnia di lunga durata si definisce come l’insonnia che dura da piu’ di un mese. In questo caso le cause possono essere insite nei disturbi psichiatrici oppure organici, cosi’ come attribuiti all’uso dei farmaci o abuso di alcol. Sono correlate all’insonnia anche la sindrome delle gambe senza riposo o un disordine respiratorio durante il sonno – apnea morfeica.

Nel trattamento dell’insonnia è importante l’identificazione e la cura delle cause che l’hanno provocata. Una particolare attenzione va prestata all’igiene del sonno, ovvero alle abitudini, i comportamenti e le condizioni che accompagnano il momento di andare al letto.

Due sono i possibili trattamenti dell’insonnia, dopo essersi accertati della corretta igiene del sonno – le terapie comportamentali e cognitive e farmacoterapia.

L’obiettivo di terapie comportamentali è individuare i fattori psicologici e comportamentali che disturbano il buon sonno e la loro modifica – sono le tecniche di rilassamento mentale, controllo degli stimoli, rilassamento muscolare, desensibilizzazione e altri ancora.

Le terapie cognitivo-comportamentali si concentrano sull’obiettivo di riduzione di preoccupazione e di affrontare le convinzioni che interferiscono con il sonno. Per esempio, la persona può essere preoccupata per le conseguenze che la mancanza del sonno potrebbe provocarli durante il giorno successivo, soprattutto nelle situazioni lavorative, oppure un’anziano potrebbe avere paura di morire durante il sonno.

In effetti, non pochi pazienti si presentano al medico lamentando di non dormire perché il timore che le conseguenze dell’insonnia possa comportare per loro. Alcuni, all’idea di non dormire sviluppano veri e propri attacchi di panico, o timore di incorrere in un attacco di panico, il che implica che si instaura una sindrome abbastanza grave, almeno nei suoi effetti pragmatici.

Gli approcci cognitivo comportamentale e farmacologico si possono combinare per ottenere l’effetto ottimale. Mentre la terapia farmacologica puo’ essere efficace agli stadi iniziali dell’insonnia, interrompendo il circolo vizioso che l’insonnia può provocare, le terapie cognitivo-comportamentali sono necessari per l’insonnia cronica.

Non va poi trascurato un dato che per alcuni soggetti potrebbe essere fondamentale: l’insonnia spesso è il segnale più esplicito, o anche più visibile, di una depressione altrimenti silente. Questo comporta che in presenza di una insonnia ostinata e che supera i cinque o sei giorni, occorrerebbe consultare uno psichiatra, per capire di quale tipo di insonnia si soffre.

Bisogna ricordare che la diagnosi di insonnia è una diagnosi medica, perché è necessario distinguere fra insonnia di origine internistica e insonnie di altro tipo, e verificare se si è in presenza di una depressione più o meno nascosta.

LA TERAPIA FARMACOLOGICA

– Il rischio dell’automedicazione

Da evitare in ogni modo e comunque, a pena davvero di gravi conseguenze, il ricorso all’automedicazione, cioè all’assunzione di sostanze volte a farci dormire.

Molte persone assumono, sconsideratamente, farmaci per dormire al di fuori di una prescrizione che deve essere dello psichiatra (e non dello psicologo, e nemmeno, preferibilmente, dello psicoterapeuta, anche se medico), o si danno all’alcol o -anche- al consumo di cannabis (sostanze che non pochi purtroppo utilizzano come ansiolitico o sostanza rivolta ad indurre il sonno).

Il rischio di rimedi del genere è notevole, e fin troppo sottovalutato. Basti ricordare che l’assunzione di benzodiazepine (farmaci a tipo diazepam o triazolam, ad esempio), tra i farmaci più usati al mondo, può comportare un pericoloso aggravamento della depressione se usati con modalità incongrue.

I rischi legati all’autoprescrizione, o comunque all’uso incongruo di farmaci del genere, sono in parte connessi, e comunque esasperati, dalle capacità di queste sostanze -benzodiazepine incluse- di generare dipendenza e assuefazione, il cui risultato implica sempre un peggioramento della patologia di base.

In presenza di una insonnia ostinata, è pericoloso ricorrere dunque a rimedi che non siano prescritti da specialisti in psichiatria

Da un altro punto di vista, bisogna però dire che i farmaci giusti, prescritti da uno specialista del settore, possono dare ottimi risultati, nel caso accompagnati da una psicoterapia condotta da un professionista di fiducia.

CONSIGLI AD UN INSONNE

come detto, in caso di insonnia è bene rivolgersi, soprattutto se il problema dura da più di una settimana / dieci giorni, ad uno specialista di fiducia.

In caso di difficile addormentamento o di risveglio notturno, poi, è bene non cercare di dormire a tutti i costi.

Di norma, gli sforzi che si fanno per dormire producono un’ansia che impedisce di suo l’addormentamento.

In questi casi è bene dunque non insistere e alzarsi dal letto, cercando di leggere un buon libro senza eccessivo timore di non potersi riaddormentare. Dopo una ventina di minuti di tentativi di riaddormentarsi, è inutile insistere rivoltandosi dentro le lenzuola: meglio alzarsi. Soprattutto, non bisogna temere l’insonnia come un danno irreparabile.

Per quanto riguarda l’igiene del sonno, è bene non andare a letto quando si è troppo stanchi, o dopo una doccia troppo calda o una cena troppo abbondante (e nemmeno dopo aver bevuto al contrario in quantità).

L’INSONNIA DA JET LAG

La sindrome da jet lag insorge allorché si va incontro ad un rapido -e sensibile- cambio di fuso orario: ovviamente, più è grande la differenza di fuso, più probabile è la possibilità di incorrere nella sindrome.

Nei casi più facili l’insonnia da jet lag recede spontaneamente dopo qualche giorno.

In qualche caso, tende però a durare, ed è allora necessario ricorrere a qualche accorgimento.

Si potrà assumere allora -una mezzoretta prima di andare a dormire- melatonina (considerato al momento un integratore alimentare, dunque di libera vendita).

Un altro buon accorgimento è esporsi al sole, ovviamente tenendo conto dei limiti meteorologici e soprattutto dei rischi legati all’esposizione eccessiva ai raggi U.V. Più che la durata, conta comunque la superficie corporea esposta alla luce. Si prediligano, ovviamente, le ore in cui i raggi non sono diretti.

Si potrà anche ricorrere a qualche seduta di “lampada abbronzante”, sempre tenendo conto dei rischi legati all’esposizione ai raggi U.V.

LA PSICOTERAPIA NELL’INSONNIA

La psicoterapia può essere un ottimo strumento nella terapia dell’insonnia. Questo, ovviamente, se l’insonnia ha origine da problematiche psichiche e non da situazioni esterne, o da patologie internistiche.

In genere, però, l’insonnia -per lo meno nei casi di più frequente riscontro clinico- è il sintomo di una patologia psichiatrica, o comunque di problematiche psicologiche non risolte.

Da questo punto di vista, la psicoterapia è un ottimo strumento, se condotta da un professionista competente e di fiducia. Il che è una “regola” che vale un po’ per tutti i disturbi psicopatologici di natura non psicotica.

NOTA:

Le informazioni pubblicate in questo e negli altri articoli non sostituiscono in alcun modo i consigli, il parere, la visita, la prescrizione del medico o dello psicoterapeuta

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